Estratto dall'intervista di Dagospia alla virologa Ilaria Capua Dottoressa Ilaria Capua, il prossimo 4 maggio in Italia potrebbe davvero finire il lockdown?

«Chi ha gli anticorpi al Covid-19 può uscire di casa, certo».

E gli altri?

«Con una griglia del rischio ben evidenziata, è inutile tenere tutta la popolazione chiusa in casa. Invece bisogna già andare a caccia degli anticorpi, rovesciando l’approccio alla pandemia. Gli ospedali non sono più al collasso come tre settimane fa, ora sono un punto di forza».

Direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, la virologa Ilaria Capua ha un’agenda degna di una star di Hollywood: telefonate, messaggi, mail e video chat con richieste che arrivano da tutto il mondo. Nota per i suoi studi sui virus influenzali e, in particolare, sull’influenza aviaria, la scienziata che lavora in Usa prova ad indicare all’Italia la strada migliore per uscire consapevolmente dalla paralisi.

La sicurezza sanitaria scatta quando ci sarà l’annuncio dei “contagi zero”?

«No. La parola d’ordine è “mitigare il contagio”, non certo puntare a bloccarlo in una fase come questa. Il virus non si estingue da solo, ha avuto una diffusione rapidissima anche grazie alla notevole mobilità umana. Potrebbe cambiare, magari diventare un’influenza: che, voglio chiarirlo, non è affatto una situazione banale per chi si ammala».

Mitigare il contagio vuol dire conviverci?

«Sì, facendolo uscire per tenerlo sempre più sotto controllo. Ecco perché la consapevolezza del rischio è un fattore fondamentale per la riorganizzazione della collettività. In una griglia del rischio va evidenziato che gli anziani, ma anche i soggetti giovani, sono più vulnerabili se hanno patologie intercorrenti».

Cioé?

«Una malattia che sopraggiunge durante il decorso di un’altra».

Qual è l’errore che si può commettere nella voglia di ripartire?

«Una volta messo in atto il lockdown, si deve andare a caccia degli anticorpi. Solo cercando gli anticorpi nelle persone entrate in contatto con il virus, si potrà tracciare la strada della nuova convivenza sociale»

Il test sierologico può essere utile per accompagnare le prime fasi della riapertura del Paese?

«Non conosco il tipo di test, meglio non esprimersi».

Proprio questo è il punto: ogni Regione annuncia un autonomo tipo di test, alludendo al rilascio di una “patente d’immunità”...

«Meglio sottoporre la popolazione ad un test unico, nazionale, scientificamente valido». Fonte: Dagospia Leggi anche Coronavirus, Ilaria Capua: «Nonni e nipoti non potranno più stare insieme come prima». Seguici su Facebook 41esimoparallelo

Tortoreto in lacrime per Renato Di Remigio: addio a un giovane papà
Coronavirus e Fase 2, quando riaprono barbieri e parrucchieri: c’è la data possibile.