Era risultato positivo al coronavirus all'inizio del lockdown e per due mesi ha atteso un tampone "imprigionato" in casa.  E ne sarebbero trascorsi di più se non avesse fatto intervenire un avvocato. Lo denuncia a Tgcom24 un 31enne, Niccolò Tramontana, che dal 16 al 19 marzo è stato ricoverato all'Ospedale San Paolo di Milano con una lieve polmonite e la positività alla Covid-19. Dopo le dimissioni la consegna di stare in casa per due settimane di isolamento in attesa del nuovo tampone per certificare l'avvenuta negativizzazione. Ma le due settimane sono diventate due mesi. Così il 28 aprile Niccolò ha deciso di far intervenire un avvocato, Antonio Cappelletti.

"Il mio avvocato che ha scritto una Pec alla Regione, al Comune, all'Ospedale San Paolo e all'Ats mercoledì mattina, il 29 aprile, e dopo due ore mi hanno chiamato dal San Paolo dicendomi 'guarda c'è arrivata questa email dall'avvocato c'è stato un grande disguido dall'Ats se vuoi facciamo il tampone domani"
Il caso di Niccolò non è l'unico: nel milanese infatti è in crescita il numero di persone in attesa di un tampone. "Dall'ospedale e dall'Ats mi hanno detto che sono stato fortunato, perché c'è tanta gente nella mia situazione. Io ho avuto la fortuna di poter assumere un avvocato e sbloccare l'iter", afferma. Fonte: Today Leggi anche Coronavirus, riaperture parrucchieri, bar e ristoranti: in alcune regioni al via dal 18 maggio. Seguici su Facebook 41esimoparallelo
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