Piccole imprese soddisfatte per la rotta tracciata dal Consiglio dei ministri per l'uscita dalla fase di emergenza del Covid. Ma c'è il rischio, dicono i commercianti, che a conti fatti soltanto sei attività su dieci decidano di tirare su la saracinesca fin da subito, mentre altre tre rinvieranno a data da destinarsi la decisione e c'è ancora una piccola quota di indecisione. Le regole (e le sanzioni) per ripartire Il governo ha deciso, d'intesa con le regioni, i protocolli e il quadro entro il quale muoversi per le riaperture. Oltre al tema degli spostamenti, è centrale quello delle attività produttive. "A partire dal 18 maggio, le attività economiche, produttive e sociali devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali", ha spiegato Palazzo Chigi nella nota post-riunione. Alle stesse Regioni spetta il monitoraggio giornaliero dei dati sulla diffusione dei contagi, da girare a Ministero della Salute, Iss e Comitato tecnico-scientifico per valutare se il Ssn è sotto stress o meno e adeguare le misure. Non mancano le sanzioni: "Il mancato rispetto dei contenuti dei protocolli o delle linee guida regionali o, in assenza, nazionali, che non assicuri adeguati livelli di protezione, determina la sospensione dell'attività economica o produttiva fino al ripristino delle condizioni di sicurezza". Nel caso in cui le violazioni del decreto avvvengano nell'esercizio di un'attività di impresa, alla multa da 400-3 mila euro si somma "la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell'esercizio o dell'attività da 5 a 30 giorni. Ove necessario per impedire la prosecuzione o la reiterazione della violazione, l'autorità procedente può disporre la chiusura provvisoria dell'attività o dell'esercizio per una durata non superiore a 5 giorni, eventualmente da scomputare dalla sanzione accessoria definitivamente irrogata, in sede di sua esecuzione. In caso di reiterata violazione della medesima disposizione la sanzione amministrativa è raddoppiata e quella accessoria è applicata nella misura massima". Le imprese: bene le indicazioni, ma i commercianti hanno paura

Le nuove indicazioni sono state accolte "con grande soddisfazione" dalla Cna di Roma. "In questo modo, pur tra le grandi difficoltà dettate dal necessario distanziamento sociale derivante dalla pandemia, sarà più facile - si legge in una nota - che la ristorazione, gli alberghi, gli acconciatori e gli estetisti, il commercio, gli stabilimenti balneari, le piscine e le palestre, riaprano finalmente le loro attività e ricomincino a fornire prodotti e servizi utili alla cittadinanza". Per il segretario della Cna di Roma, Stefano di Niola, "si tratta di un provvedimento che supera di slancio tutte le incertezze finora presenti, ed è proprio quello di cui gli operatori sentivano la necessità, trovandosi a poter lavorare nel rispetto di regole non solo più facilmente applicabili, ma anche più omogenee tra i settori coinvolti, come avevamo richiesto a gran voce in più occasioni".
Più scettica la Confesercenti, per la quale l'accordo di tarda sera è sì uno "spiraglio importante, forse decisivo per uscire dall'incertezza", ma d'altra parte apre a "una corsa ad ostacoli e contro il tempo". Da un sondaggio svolto con Swg emerge infatti che solo 6 imprese su 10, tra negozi, bar e ristoranti, sono intenzionati a riaprire lunedì 18 maggio, data prevista della ripartenza. "Più di tutti è pesata la previsione di essere costretti a lavorare in condizioni antieconomiche. Gli imprenditori - prosegue la nota - temono l'impatto della rigidità delle linee guida sulle attività, e di rimanere schiacciati tra l'aumento dei costi di gestione e il prevedibile calo dei ricavi. Sono preoccupati, inoltre, anche dal tema delle responsabilità legali". Dice il sondaggio tra gli addetti al commercio al dettaglio e la somministrazione che gli imprenditori intenzionati ad aprire il 18 maggio sono il 62%, contro un 27% che ha invece già deciso di rimanere chiuso. E' ancora incerto l'11%, e deciderà durante il fine settimana. Tra chi rimarrà sicuramente chiuso, il 68% indica come motivazione la mancata convenienza dell'apertura. Ma - sottolinea l'associazione - c'è anche un 13% che comunque continua ad avere timori legati alla sicurezza, anche per la lunga incertezza sulla normativa relativa. "Un caso emblematico è quello dei mercati: ogni comune sta provvedendo al proprio protocollo, spesso contrastante con gli altri, gettando nell'incertezza gli imprenditori", denuncia la Confesercenti aggiungendo che 8 negozi e pubblici esercizi su 10 certificano di non essere riusciti a procurarsi le mascherine a prezzo calmierato. Fonte: Repubblica Leggi anche Quando la Fase 3? Ecco i 21 step per riaprire tutto: capacità di monitoraggio, gestione dei contatti, sistema sanitario. Seguici su Facebook 41esimoparallelo
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