Secondo il World Economic Forum, il Coronavirus resiste tre giorni su superfici di plastica e metallo e quattro sugli schermi di pc, tablet e smartphone. Insomma, il nostro telefonino può essere un ricettacolo di virus e batteri. In tempi di Coronavirus, l’attenzione all’igiene e al rispetto di tutte le regole di prevenzione per evitare il contagio sono massime. Eppure lavarsi in continuazione le mani potrebbe non bastare. Bisogna considerare, infatti, che tocchiamo il cellulare in media centinaia di volte al giorno. Se anche laviamo con attenzione le mani, ma poi tocchiamo il telefonino, è come se ce le sporcassimo di nuovo, anche se inconsapevolmente. Pensando infatti di essere igienizzati, potremmo toccarci il naso, la bocca, gli occhi, aumentando il rischio di infezioni. Per questo è importante disinfettare il cellulare ancor prima delle mani. Solo così, infatti, possiamo essere sicuri di aver “estirpato” eventuali batteri e virus presenti sul nostro dispositivo. Insomma, una buona abitudine che dovremmo tutti iniziare a prendere, come ricorda in un’intervista all’AdnKronos il virologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica delle malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della Società italiana terapia anti-infettiva (Sita): “Gli smartphone possono essere un ricettacolo di tanti microrganismi, quindi anche del coronavirus. Meglio pulirli per bene ogni giorno e anche più spesso, se si è stati in luoghi o spazi dove c’è stato un caso di coronavirus”. “È risaputo che il 90% delle persone, soprattutto i giovani, non pulisce mai il proprio cellulare – prosegue Bassetti – Mentre basta poco: ad esempio il Vetril con un panno umido. L’alcol denaturato non è un disinfettante, ma un batteriostatico quindi non uccide i germi, li essicca temporaneamente. Se si vuole si può usare l’alcol etilico al 70%, elimina completamente i germi e possiamo di nuovo usare il nostro cellulare senza problemi”.

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