Per Claudio Bisio, questa emergenza Coronavirus, ha voluto dire molte cose: stop del suo lavoro, quarantena, incertezza del futuro, perdita e lutto. L’attore , uomo poliedrico, che come tutti i comici poi nella vita reale ha malinconie e ansie, ha però la forza d’animo sempre di ripartire, vivere vite diverse, accettare nuove sfide. E così a 63 anni, un po’ restio al mondo web e agli spettacoli in streaming, ha detto subito sì alla chiamata di Zelig. Sabato 30 maggio ci sarà la prima «Zelig Covid Edition» visibile sulla piattaforma www.natlive.it. Si comincia alle 18 anche se la vera diretta parte alle 21, fino a mezzanotte, con la conduzione a distanza di Claudio Bisio-Vanessa Incontrada, coppia storica dello show televisivo, e l’intervento di numerosissimi comici (oltre 300) che realizzeranno un numero ciascuno dalla propria casa. Scopo della serata: raccogliere fondi per i lavoratori dello spettacolo e artisti in grave difficoltà per via della pandemia. Gli spettacoli dal vivo, le riprese dei film e delle fiction, i teatri sono stati i primi a chiudere e saranno gli ultimi a riaprire. Claudio, sabato sarà lì solo sul palco dello storico locale Zelig dove grande parte della sua vita lavorativa è cominciata. Ha detto sì a questa chiamata soprattutto perchè? «In primo luogo per aiutare gli amici in difficoltà. Poi perchè c’è un significato forte: Giancarlo Bozzo mi chiamò nell’‘86: quella sua prima telefonata fu per inaugurare il locale Zelig. Poi nel ‘96, la seconda telefonata per chiedermi di organizzare una serata evento per festeggiare i 10 anni del locale, con le telecamere: da lì nacque il programma televisivo “Zelig”. Infine un mese fa — e aveva lo stesso tono di allora — per dirmi: “Dobbiamo fare qualcosa, qui è tutto fermo”.Ed ed eccoci pronti con questa nuova scommessa del 30 maggio». Una sorta di destino che deve compiersi. Prima il cabaret, poi la tv e ora la nuova frontiera del web? «Io sono un po’ spaventato dal web, lo confesso. Ma sono moderatamente ottimista. E soprattutto ho sentito forte il richiamo di rivedere tutti gli amici di Zelig e di aiutare colleghi, fonici, montatori: sono partite Iva, pagati a progetto, e non hanno cassa integrazione. C’è gente anche tra noi che ha difficoltà vere ad arrivare a fine mese. La raccolta fondi è già iniziata e dovrebbe finire il 6 giugno. Poi speriamo di poter distribuire qualcosa. Non facciamo concorrenza al reddito di cittadinanza, ma oggettivamente il nostro mondo è fuori da quasi tutti i settori del welfare». Quindi Bozzo non ci ha messo molto a convincerla, nonostante le sue perplessità sugli spettacoli in streaming. Una chiamata e via è partito tutto? «Sì. Lui ha mandato un whatsapp a tutto il gruppo di “Zelig” e in 24 ore ha avuto tutte risposte positive: 300 adesioni . Magari non tutti li conosco, e tutti i “vecchi big” ci sono. A quel punto ho chiamato io Vanessa Incontrada: dai tempi di Zelig praticamente non abbiamo mai più lavorato insieme, ma siamo rimasti amici. E quelle edizioni sono rimaste nel cuore di entrambi. Televisivamente è senz’altro la cosa più forte che ho fatto, e forse non solo televisivamente. Lo stesso credo per Vanessa: uno dei suoi due cagnolini, del resto, l’ha chiamato “Zelig”. Dunque le ho scritto il messaggino e lei mi ha risposto con tre cuoricini». Quindi ora si riparte, a distanza, con nuova tecnologia, ma con la voglia di allora «Sì, per la verità ho già l’ansia. Io sarò allo Zelig di Milano da solo, senza pubblico e questo non aiuta. Sarà brutto vedere i tavolini vuoti, ma del resto è il virus che è brutto. Vanessa è a casa sua a Follonica, non può venire a Milano: condurremo insieme a distanza di 400 km, così almeno non c’è neppure la tentazione di sbaciucchiarci. Speriamo solo che la tecnologia ci aiuti». Bisio, lei dice che già rivedendo il promo, già presente sulla piattaforma, si intuisce che lei non è molto a suo agio. Insomma sta battagliando contro se stesso.. «Per realizzare il promo e avere il collegamento buono sono sceso in cantina, perchè mi hanno detto che è meglio stare vicino al router ...». Un passo alla volta, magari con nuove prospettive «Esatto, non si sa mai... Se fosse l’inizio di qualcosa di nuovo? Katia (Follesa) e Valeria (Graci) hanno detto sì separatamente e io ho detto: riuniamo la loro coppia che si è sciolta 10 anni fa.. e io farò Claudiano con loro, la parodia di “Uomini e donne”. Poi ci sarà Marco Dalla Noce con la sua Ferrari; Dario Vergassola che faceva e rifarà le interviste alle ragazze; Giole Dix , Ale e Franz. Faremo un collegamento con il “Milanese imbruttito”, e un numero magico col Mago Forrest; Raul Cremona; I tre giornalisti che facevano le domande; Christian De Sica, Enrico Bertolino che recupera il muratore bergamasco; Geppi Cucciari; Lella Costa, Paolo Jannacci, Natalino Balasso; Debora Villa; Cevoli che fa l’assessore; Riccardo Manera ch fa un virologo». Rischio effetto nostalgia basso, medio o alto? «Spero non troppo.Certo sarà anche un po’ una reunion e sarà bello rivedersi. Ma non solo questo. Alla fine penso: se va tutto male, ci siamo ritrovati e abbiamo fatto una cosa bella per i raccogliere i fondi. Se va bene, magari abbiamo trovato un’altra via.Ribadisco che il mondo web mi fa paura e io sono per gli spettacoli dal vivo, i live col pubblico, tutta la vita. Detto ciò se capiamo che quella sera ri-scoppia la scintilla con Vanessa e gli altri comici ....». Nulla vieta che vi rivediate dal vivo. Potrebbe esserci anche una ipotesi di «Zelig» in tv «Certo che mi piacerebbe rivederli dal vivo...Io ho fatto “Zelig” 15 anni dal ‘98 al 2012: quando salgo su un taxi in tutte le città di Italia mi chiedono ancora di “Zelig”». Le fa piacere che la identifichino ancora con quel programma? «Sì, non mi secca affatto. Quando ho smesso, pensavo che bisognasse prendersi una pausa, un respiro, perchè la routine di tanti anni poteva rovinare tutto; ma direi che 8 anni di respiro sono tanti.... Non le nascondo che in questa serata del 30 maggio c’è anche la speranza che rinasca qualcosa, il bisogno di capire se siamo ancora capaci, se c’è ancora quell’entusiasmo di stare insieme. Se sarà solo nostalgia va bene così, è stata solamente una serata, ma se dovesse riscattare la scintilla, beh riparliamone. Sarebbe bello riprendere a 63 anni....Il comico senza pubblico non ha senso. Il teatro è un rapporto d’amore, se sei da solo non va bene». Com’è stato l’inizio del suo lockdown, cosa stava facendo? «Stavo girando a Milano una fiction per Mediaset/Amazon, tratta dal film Tutta colpa di Freud. Avevamo già girato 10 settimane su 12... Sembrava solo una precauzione. Ci dissero che avremmo ripreso a maggio. Poi forse a settembre. Ora chissà. E’ bloccata anche la tournée teatrale prevista a gennaio, da Genova, tratta dai testi di Francesco Piccolo» Come ha vissuto quelle lunghe settimane chiuso in casa? Quanto è stata dura? «Venivo da 2 anni molto intensi, mi sono detto: ma si dai , sto in casa, c’è qui con me anche mio figlio di 22 anni, facciamo la pasta fatta in casa. Dopo un paio di settimane , cominciava a pesarmi. Allora col mio vecchio amico Gigio Alberti ci siamo buttati in una nuova avventura durata un mese sul web, “#MaTuSeiFelice?” ognuno da casa propria, dialoghi come al bar. Grazie anche all’aiuto di mio figlio è andata benissimo». Altre attività curiose? «La mia famiglia mi ha regalato un rullo, un “accrocchio” dove metti sopra la tua bicicletta e pedali. Loro sanno che io adoro andare in bicicletta. E questo mi ha salvato. Poi ho visto un sacco di film e serie tv. Io sono un giurato del David di Donatello, e in qualità di giurato ho una piattaforma dove con una password posso vedere tutti i film italiani, per poterli vedere e giudicare. Ne ho visto una marea. Mi mettevo sul rullo e vedevo tanti film. Poi stavo lavorando a una sceneggiatura, ma non avevo la testa sgombra per scrivere, ho dovuto mollare. Alcune giornate ero depresso, altre meno. Certi giorni arrivavo a sera e non sapevo neanche come c’ero arrivato». Un po’ di angoscia, preoccupazione? «Per me la pandemia è stato un momento duro, perchè il 4 aprile è mancata mia mamma. Aveva più di 90 anni e non sapremo mai le cause della morte. Non sappiamo se c’entrasse il Covid oppure no. Ma con mia sorella abbiamo deciso di tenerla a casa e non farla morire in ospedale. E’ stata durissima, non abbiamo ancora fatto il funerale. Dunque io come tanti altri conoscenti, amici, medici, ho davvero toccato con mano quanto sia stato tremendo questo periodo di Coronavirus. E quanto sia stata disastrosa la gestione, specie qui in Lombardia». Ha toccato con mano oltre al dolore anche l‘incapacità di gestire questa tremenda epidemia? «E’ così. Tanti amici medici erano disperati: perché non hanno fatto i tamponi? Uno può sbagliare all’inizio, quando ancora non si capiva l’entità della tragedia. Il sindaco Beppe Sala lo ha fatto, ha sbagliato, ma ha chiesto scusa. Perservare nell’errore no. Qui il governatore Fontana e l’assessore Gallera hanno perseverato e non riconosciuto i troppi errori fatti». Pensa si debbano dimettere? «Certo, io sono tra i firmatari per il commissariamento della Regione. Fontana e Gallera devono andare a casa. Anche se non c’è stato dolo, c’è stata una grande dose di insipienza. E aspetteremo il corso della giustizia sul Pio Albergo Trivulzio». E’ proprio arrabbiato «Beh non possiamo copiare Trump. In Germania, ma anche in Veneto l’hanno gestita meglio. Questo è il risultato della gestione della sanità in Lombardia che ha abbandonato la medicina territoriale. La presunta eccellenza lombarda c’è in certi interventi, in cardiologia , ma non eravamo certo pronti per l’emergenza. Per non parlare della cosa ridicola di quell’ospedale in Fiera». Cosa si aspetta dalla Fase 2? «Fare ospedali Covid , senza mescolare i malati. Dare presidi medici a tutti, specie a chi sta in prima linea. E sopratutto fare i tamponi. Per ripartire bisogna capire chi è positivo e chi non lo è». C’è chi dice che da queste tragedie possono nascere anche opportunità, segnali positivi «Certo, la pandemia ha aiutato l’ambiente, ha portato aria più pulita. E a Milano so che vogliono costruire una pista ciclabile lunga 22 km da piazza san Babila a Sesto San Giovanni. Un bel segnale per l’ambiente. Certo che ci voleva il virus per il bonus sulle bici? Mi fa orrore pensare che ci voleva il coronavirus virus per costruire più piste ciclabili, ma meglio tardi che mai». Avrà visto tanta televisione stando in casa. Com’era la tv al tempo del Covid? «Certi talk senza pubblico ci hanno guadagnato. Si capiva meglio. Si riusciva ad ascoltare, era tutto più chiaro. Mi verrebbe da dire: non tornate indietro. Tanto dietro gli applausi c’è sempre un capo claque». Finiamo col sorriso. Lei amante di sport e calcio. Vuole la ripresa del campionato? «Nooo , proprio adesso che ero così contento che il Milan non perdeva da tanto tempo!!». (Corriere della Sera) Leggi anche: Spostamenti tra Regioni: Lombardia e Piemonte rischiano la chiusura dei confini per altre 2 settimane Seguici su Facebook 41esimoparallelo

Tortoreto in lacrime per Renato Di Remigio: addio a un giovane papà
Coronavirus e Fake News: ecco tutta la verità.