È morto Benedetto Ceraulo, il killer di Maurizio Gucci: si era sparato dopo aver ferito figlio
L’uomo, condannato all’ergastolo per l’omicidio Gucci del 1995, si è tolto la vita dopo un litigio familiare. Il figlio, colpito al volto, lo ha perdonato pubblicamente

Si è spento all’ospedale di Pisa, dove era ricoverato in condizioni gravissime, Benedetto Ceraulo, 63 anni, tristemente noto per essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Maurizio Gucci, avvenuto nel 1995. La sua morte è sopraggiunta il 28 aprile 2025, a pochi giorni dal tragico episodio che lo ha visto ferire con due colpi di pistola il figlio Gaetano, per poi tentare di togliersi la vita.
Il dramma familiare a Santa Maria a Monte
Il 22 aprile scorso, Ceraulo si trovava nella sua abitazione a Santa Maria a Monte, in provincia di Pisa, dove stava trascorrendo le festività pasquali insieme al figlio Gaetano, 37 anni, residente a Milano. Una lite scoppiata per motivi apparentemente futili — un graffio all’auto causato dal figlio — ha portato l’uomo a perdere completamente il controllo. Ha impugnato una pistola di piccolo calibro e ha sparato due volte al volto del figlio, ferendolo gravemente ma senza mettere in pericolo la sua vita. Subito dopo, Ceraulo ha rivolto l’arma contro se stesso e si è sparato alla testa, venendo trasportato d’urgenza in ospedale in condizioni critiche.
Il messaggio del figlio: “Ti perdono”
A poche ore dal ricovero, Gaetano Ceraulo ha pubblicato un post su Facebook che ha colpito profondamente l’opinione pubblica. Rivolgendosi al padre, ha scritto:
“Ti perdono per il male che mi hai fatto, ma non per il male che hai inflitto a te stesso”.
Un gesto che mostra un dolore profondo ma anche una volontà di chiudere con una lunga storia di sofferenza e ombre familiari.
L’omicidio Gucci: il delitto che scosse l’Italia
Benedetto Ceraulo era balzato agli onori della cronaca il 27 marzo 1995, quando uccise Maurizio Gucci, erede della celebre casa di moda, nel palazzo di via Palestro 20, a Milano. All’epoca pizzaiolo in gravi difficoltà economiche, Ceraulo accettò l’incarico di uccidere Gucci in cambio di denaro, diventando lo strumento esecutivo di un complotto orchestrato da Patrizia Reggiani, ex moglie dell’imprenditore.
Il delitto, motivato da gelosia e interessi economici, fu pianificato insieme alla confidente Giuseppina Auriemma, che mise in contatto la Reggiani con Ivano Savioni, portiere d’albergo e intermediario. Fu Savioni a coinvolgere Orazio Cicala come autista e Benedetto Ceraulo come sicario.
Il processo e la condanna
Le indagini portarono, nel gennaio 1997, all’arresto dei cinque coinvolti. Nel novembre 1998, il tribunale di Milano condannò:
Patrizia Reggiani a 29 anni (poi ridotti),
Ceraulo all’ergastolo,
Auriemma a 25 anni,
Savioni a 26 anni,
Cicala a 29 anni.
Nel tempo, le pene furono ridotte in appello: la Reggiani scontò 18 anni di carcere ed è libera dal 2016. Ceraulo, dopo 28 anni, fu rilasciato, iniziando una nuova vita tra Acciaiolo (comune di Fauglia) e Santa Maria a Monte.
Un epilogo tragico e simbolico
Con la morte di Benedetto Ceraulo si chiude un capitolo oscuro della cronaca italiana. La sua vita è stata segnata dalla disperazione, dalla violenza e dalla solitudine, fino all’ultimo gesto drammatico che ha ferito nel corpo e nell’anima anche il proprio figlio. Un epilogo doloroso e simbolico, che riporta alla memoria uno dei casi più clamorosi e controversi della storia giudiziaria del nostro Paese.