Nuovo Dpcm, slitta ancora. Il nuovo Dpcm anti-Covid, che tra l'altro prevederà un coprifuoco nazionale nelle ore serali, potrebbe slittare a giovedì.

Lombardia, Piemonte e Calabria, le Regioni con l'indice Rt più alto, dovrebbero diventare "zone rosse"

Anche la Liguria è a rischio e potrebbe avere limitazioni più dure del resto d'Italia. Ma il virologo Andrea Crisanti, dell'Università di Padova, avverte che le Regioni potrebbero truccare i dati per evitare le chiusure.

Nuovo Dpcm - L'allarme di Crisanti

Il virologo Andrea Crisanti, dell'Università di Padova, lancia l'allarme dati e avverte che le Regioni potrebbero truccare i dati per evitare le chiusure. Inoltre spiega che sulle chiusure l'Italia è in ritardo di almeno due settimane. In alcune Regioni il lockdown, dice, andava fatto prima. E in particolare dice di essere "d'accordo" con i medici che chiedono di chiudere la città di Milano. "Quando ci sono 9mila casi al giorno il sistema sanitario non è più in grado di fronteggiare la situazione. Andavano fatte chiusure mirate 15 giorni fa e non saremmo a questo punto".

La situazione in Campania

Il Governo ha posizionato la Campania sulla prima linea dell’emergenza, ma su una fascia di rischio moderata. Ma è l’area metropolitana di Napoli a fare più paura visto il maggior numero di contagiati dall’inizio della emergenza con oltre 40 mila 700 casi.

Infettivologo Alessandro Perrella: "Inutile Napoli zona rossa”

Il referente dell’Unità di crisi campana, in un’intervista a “Il Corriere del Mezzogiorno” ritiene inutile decretare la zona rossa a Napoli. “È un po’ come la teoria dei vasi comunicanti non si può immaginare di chiudere una sola zona. Ora, come dice il presidente De Luca, è già tardi e si sarebbe dovuto agire già tre settimane fa, ma prevedendo limitazioni nazionali”. “Negli ultimi 21 giorni la velocità di diffusione del virus si sia dimostrata essere più rapida di quanto i sistemi di contenimenti messi in atto potessero fare per arginarne la crescita. Tale andamento della crescita lascia presagire ulteriori incrementi che necessitano di nuove misure per poterne arrestare il vigore, determinando, come già accaduto nella prima fase, la flessione della curva epidemica”. “Un inverno i cui presagi – continua Perrella – erano già presenti nel mese di agosto in Campania. Grazie all’utilizzo di analisi previsionale erano stati valutati i possibili scenari che si sarebbero potuti determinare a seguito dell’apertura e della libera circolazione post-lockdown. In questo nuovo scenario la maggior parte dei soggetti positivi sono stati asintomatici e pertanto stimare l’andamento dell’infezione è divenuto complicato, data la variabile difficilmente inquadrabile e vincolabile. Asintomatici che sul finire di giugno la stessa OMS aveva definito, non senza qualche dubbio, come poco probabili diffusori di infezione. Ciononostante in Regione Campania si è continuato a lavorare mediante un contact tracing capillare per valutare il reale peso degli asintomatici, ma a patto che si potessero verificare talune condizioni, dettate dal loro stato clinico”.

E ancora aggiunge

"Il contagio, da fine agosto sino a fine settembre, si diffonde tra le mura domestiche ove le mascherine non sono necessarie o nei nuclei di aggregazione sociale giovanile dove il distanziamento è per definizione poco presente se si beve un drink o si mangia in compagnia”.

L'unica soluzione: "chiusura nazionale”

“Troppe variabili in gioco, così come le scuole che hanno rappresentato di fatto un serbatoio di asintomatici che si è aggiunto a quelli già liberi di circolare e che hanno aumentato il contagio in ambiente familiare. Intraprendere un percorso di chiusure, anche chirurgiche, ma di carattere nazionale, lo ribadisco, è probabilmente l’unica scelta per arginare la diffusione”. Leggi anche: Conte divide in 3 l'Italia e prova a fare a pezzi il nemico”, ma De Luca non ci sta: braccio di ferro tra i due Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo
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