Massimo Gentile, l'architetto brianzolo accusato di aver aiutato il boss. A destra Matteo Messina Denaro
Massimo Gentile, l'architetto brianzolo accusato di aver aiutato il boss. A destra Matteo Messina Denaro

Nel tentativo di sgretolare la rete di sostegno che ha protetto il noto boss mafioso Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza, le autorità hanno compiuto un altro importante passo avanti. 

Due individui apparentemente "insospettabili" sono stati arrestati, aggiungendo ulteriori dettagli a un quadro già complesso.

Matteo Messina Denaro e i fiancheggiatori insospettabili

 L'arresto dell'architetto Massimo Gentile e del tecnico radiologo Cosimo Leone è stato il risultato di un'indagine condotta dai carabinieri del Ros, coordinata dalla Procura di Palermo. 

Entrambi sono accusati di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa, rivelando il coinvolgimento di individui apparentemente estranei al mondo criminale nel supportare il capomafia Matteo Messina Denaro.

Carabinieri a casa del boss Matteo Messina Denaro
Le indagini dei Ros

L'Inchiesta 

 L'inchiesta è stata guidata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia insieme ai pm Gianluca De Leo e Piero Padova. Essa ha incontrato numerose sfide nel cercare di smantellare la rete di protezione che ha circondato il boss mafioso per anni.

 Nonostante la morte di Matteo Messina Denaro, avvenuta nel gennaio del 2023, l'omertà e il segreto continuano a costituire ostacoli significativi per gli inquirenti.

Chi è l'architetto Massimo Gentile

Massimo Gentile, originario di Campobello di Mazara, è emerso come uno dei principali fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. Nonostante la sua residenza a Limbiate, in provincia di Monza, Gentile ha mantenuto legami con il territorio di origine del boss mafioso, fornendo la propria identità per consentire a Messina Denaro di vivere in incognito.

 La sua presunta complicità nel fornire la propria identità a Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra più ricercato d'Europa, ha sconvolto le autorità. Gentile, che attualmente lavora presso il comune di Limbiate (Monza) occupandosi di procedimenti nei lavori pubblici e di pratiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), avrebbe prestato il suo nome al criminale per consentirgli di muoversi liberamente.

Secondo le indagini condotte dal Ros dei carabinieri e coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido, Massimo Gentile avrebbe consentito a Messina Denaro di condurre una vita apparentemente normale, acquistando una Fiat 500 e una moto BMW, stipulando le relative polizze assicurative e persino compiendo operazioni bancarie. Questo avrebbe permesso a Messina Denaro di eludere le autorità e di vivere da latitante, nonostante fosse l'uomo più ricercato d'Europa.

La collaborazione di Gentile con Messina Denaro ha sconcertato le autorità, che stanno indagando per scoprire l'intera estensione della sua presunta complicità. Gentile è stato arrestato insieme ad altri due uomini, tra cui un radiologo, nell'ambito di un'operazione mirata a smantellare la rete di supporto del boss di Cosa Nostra.

L'arresto di Gentile solleva interrogativi sulla presunta omertà e complicità diffuse che circondano il mondo della criminalità organizzata in Italia. Le autorità stanno continuando le indagini per portare alla luce l'intera rete di supporto di Messina Denaro e assicurare alla giustizia coloro che lo hanno aiutato a sfuggire alla cattura per così tanto tempo.

Chi è Cosimo Leone: l'uomo che ha avuto un ruolo chiave nel supporto al boss 

Cosimo Leone, cognato di Gentile, è stato coinvolto nell'agevolare il boss mafioso durante un ricovero ospedaliero. 

Leone ha garantito a Matteo Messina Denaro un trattamento preferenziale, fornendogli un cellulare riservato e facilitando il contatto con l'esterno durante il suo soggiorno in ospedale.

La complicità telefonica con Leonardo Gulotta

Leonardo Gulotta è stato coinvolto nel fornire un supporto logistico essenziale a Messina Denaro, mettendo a disposizione la propria utenza telefonica per consentire comunicazioni riservate. Questo ha contribuito a mantenere il legame del boss mafioso con il mondo esterno, aumentando la sua capacità di eludere le autorità.

La Procura di Palermo denuncia l'omertà 

Nonostante gli sforzi delle autorità, l'omertà persiste, complicando ulteriormente le indagini sulla rete di supporto di Matteo Messina Denaro

La Procura di Palermo ha denunciato la mancanza di collaborazione da parte di operatori sanitari e altri individui che potrebbero avere informazioni cruciali sulla latitanza del boss mafioso.

L'arresto dei presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro rappresenta un ulteriore progresso nella lotta contro la mafia in Italia. Tuttavia, la sfida continua, e le autorità sono determinate a perseguire la giustizia, smantellando completamente la rete di supporto del noto criminale per garantire la sicurezza e la legalità nel paese.

 

 

 

 

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