PALERMO - In quelle 300 bare accatastate le une sulle altre con le foto di carta appese sopra per non impazzire - già basta la pena - quando cerchi di portare un fiore; in quello che oggi è il cimitero dei Rotoli, c'è la vergogna di una città che non dà sepoltura ai suoi morti. Nel camposanto più grande di Palermo, incastonato tra il Monte Pellegrino e il mare, non c'è più posto neppure nella più antica e umile delle sepolture, la nuda terra. I numeri da soli non spiegano: 300 salme in attesa di sepoltura, alcune in deposito da novembre, significa che ai Rotoli le bare sono ovunque. La direzione del cimitero le ha sistemate dentro agli uffici e nei magazzini, perché le camere mortuarie sono colme. Carmen Tranchina, poliziotta, prega davanti al feretro del padre che riesce ancora a raggiungere ma a fatica, scavalcando le casse. Viene ogni giorno, dal 25 dicembre. "È difficile" dice. E tu pensi "No, è orribile". È un'emergenza che parte da lontano, da quando, nel 2002, dal monte si staccarono due grossi massi che inibirono per cinque anni una pezzo di cimitero grande quanto otto campi di calcio. Da allora, da morti, bisogna combattere l'ultima, e più odiosa, battaglia con la burocrazia. L'unica alternativa si paga cara: un posto nel cimitero privato di Sant'Orsola, che costa da duemila a seimila euro. Nemmeno la cremazione è garantita con un forno, vecchio, che si guasta di continuo. Mai il numero di salme in attesa di sepoltura era stato così alto. La scena al cimitero è quella che ci si aspetterebbe il giorno dopo una grande catastrofe, il day-after di un terremoto, uno tsunami, una guerra. E invece le bare impilate le une sulle altre, i fiori ormai secchi incastrati nel legno, sono un orrore quotidiano. E mentre i morti non trovano pace, l'emergenza diventa malaffare: tre giorni fa i carabinieri hanno notificato 10 avvisi di garanzia ai dipendenti dei Rotoli e a due medici dell'Asp per corruzione, abuso d'ufficio, falso e violazioni ambientali. L'accusa è di un business illegale, con mazzette versate per la compravendita di sepolture con i loculi liberati anzitempo per fare spazio a chi pagava. Di certo non può pagare Giuseppe, che in deposito veglia la madre e con gli occhi umidi dice "anche morire è roba da ricchi, io i soldi per il cimitero privato non ce li ho". Dovrà aspettare che si liberi un posto. Quanto tempo? Per arginare l'emergenza il Comune ha comprato 900 tombe pre-fabbricate da interrare, ma l'operazione, costata più di un milione, si è rivelata un flop: le salme già sistemate sono appena una quarantina a fronte di una media di 15 nuovi ingressi giornalieri. È difficile scavare. Il terreno è impervio, gli spazi stretti e i macchinari necessari per dissodare i campi troppo grandi. E poi ci sono i tempi burocratici: con il cimitero che deve contattare le agenzie funebri che a loro volta devono contattare le famiglie. Che poi devono andare negli uffici e pagare 800 euro. Nel frattempo le settimane passano e i 96 spazi pronti restano vuoti. E allora il Comune sta recuperando un vecchio progetto accantonato pe r realizzare un nuovo camposanto nel quartiere di Ciaculli destinando all'operazione 15 milioni di fondi Cipe. Ma quanto tempo ci vorrà perché sia pronto? E a cosa servirà a Lino, assistente in un ufficio legale, sconfitto da un tumore a 51 anni, che i familiari devono lasciare "Qui"? "Qui, abbandonato" dice la cognata e scoppia in lacrime. Nel deposito dove pietà è morta Giovanna entra portandosi un fazzoletto al naso col "suo profumo", quello del marito che ha perso, perché l'odore, soprattutto certi giorni, è insopportabile. Nel deposito dove pietà è morta, in un cassa attendono insieme una mamma e il suo bambino: Rosalia, morta di parto, e il figlio Matthias. Ci vorranno almeno tre mesi perché possano riposare in pace. Fonte: Repubblica

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