«Giletti sta scassando la minchia». Così il boss palermitano Filippo Graviano commentava la puntata di Non è l’Arena dove il conduttore si era occupato della scarcerazione di oltre 300 boss mafiosi.

La rivelazione è di Lirio Abbate, il vice direttore dell’Espresso in un libro-inchiesta (U Siccu — Matteo Messina Denaro: l’ultimo capo dei capi), anticipata da Repubblica. «Quell’uomo… di Giletti e quel… di Di Matteo stanno scassando la minchia», le parole di Graviano — condannato per le stragi del ’92 e del ’93 — rivolte al boss della ‘ndrangheta Maurizio Barillari ad alta voce, come se volesse essere sentito dagli agenti del Gom (il reparto mobile della polizia penitenziaria) che lo sorvegliavano.

Parole contro Giletti e Di Matteo (al centro di un caso per la sua mancata nomina a direttore delle carceri) a cui seguivano parole di apprezzamento al lavoro del ministro Bonafede: «Il ministro fa il suo lavoro e loro rompono il cazzo». All’origine di tutto c’è l’inchiesta condotta da Giletti sulle scarcerazioni mafiose, un’inchiesta che aveva sollevato così tante polemiche da impedire di fatto a molti mafiosi di tornare a casa.

L'intervista a Giletti rilasciata a Corriere della Sera

Massimo Giletti, quando ha saputo quello che ha detto il boss Graviano ? «Oggi. L’ho appreso da Repubblica».

Possibile? Possibile che nessuno l’abbia informata prima? Lo ritiene normale saperlo dai giornali e non dalle istituzioni? «Lo ritengo grave. Quelli degli agenti del Gom sono ascolti che risalgono a maggio, ora siamo a luglio: non mi pare proprio normale che io non ne abbia saputo nulla.

Quello che è grave è apprendere informazioni così delicate da un giornale piuttosto che dallo Stato e dalle istituzioni competenti. Pretenderei una maggiore attenzione da parte di chi ha sulla sua scrivania questo tipo di informazioni. In questa storia quello che pesa è per l’ennesima volta il silenzio delle istituzioni competenti. Mi è sempre rimasta impressa una frase della moglie di Totò Riina: alla fine scoprirete che i peggiori non siamo noi».

C’è chi dice che sul tavolo del ministro ci sarebbero anche altre dichiarazioni scottanti. Come si sente? «Chi fa questo lavoro deve mettere in preventivo che possano succedere certe cose. Di solito nel nostro programma non ci chiediamo se Meghan Markle debba fare il bagno a Milano Marittima o a Forte dei Marmi.

Quindi è evidente che lo metto in preventivo: questo lavoro se lo fai bene ha una quota di rischio alta. Ripeto: mi amareggia molto l’assenza delle istituzioni, mi sarei aspettato di essere avvisato, non di leggerlo su un giornale».

Che impressione la fa sentire Graviano che dice «il ministro fa il suo lavoro e loro rompono il…»? «Se così stanno le cose — e non posso dubitarne — mi fa capire che io ho sempre scelto da che parte stare, non ho mai esitato un attimo. E sono contento di aver dato voce a Di Matteo. Sui silenzi ognuno risponderà alla propria coscienza»

In un Paese normale forse Bonafede si dovrebbe dimettere? «Ma noi siamo un Paese normale? Già prima avrei voluto fare delle domande al ministro Bonafede rispetto a quello che è emerso dalla nostra inchiesta. Oggi a quattr’occhi gli chiederei altro».

Adesso Non è l’Arena è in pausa. Lei continuerà a lavorare su quell’inchiesta? «Lavoro a 360 gradi e non smetto di farlo». Fonte: Corriere della Sera Leggi anche Giletti asfalta Licheri: «Basta menzogne, è una vergogna». Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo

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