Strage di Monreale, Salvatore Calvaruso: «Mi aggredivano, ho sparato per difendermi»
Il 19enne accusato di aver ucciso Salvatore Turdo, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo ribadisce la sua versione tra le lacrime: «Credevano stessi rubando una moto. È stato un equivoco degenerato». Attesa la decisione sulla convalida del fermo

«Mi hanno aggredito, credevano stessi rubando. Ho sparato per difendermi, chiedo perdono». Sono parole colme di dolore e disperazione quelle pronunciate da Salvatore Calvaruso, il 19enne accusato della strage di Monreale, in cui hanno perso la vita Salvatore Turdo, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli. Il giovane, incensurato, ha reso dichiarazioni spontanee davanti al giudice per le indagini preliminari Ivana Vassallo, presso il Tribunale di Palermo.
Durante l'udienza, interrotta più volte per l'intensità emotiva del momento, Calvaruso è apparso provato e in lacrime. Assistito dall’avvocato Corrado Sinatra, ha ripercorso la drammatica sequenza di eventi che lo ha visto protagonista.
La versione di Calvaruso: «Mi hanno buttato giù dalla moto, ho reagito»
Secondo la ricostruzione fornita dallo stesso indagato, la notte della tragedia si trovava nei pressi del bar 365 in via D’Acquisto a Monreale, in compagnia di un amico non ancora identificato. Calvaruso ha raccontato di essere stato attaccato da un gruppo di giovani, i quali lo accusavano di guidare in modo spericolato e di aver tentato un furto.
«Mi hanno buttato giù dalla moto, mi colpivano con caschi e bottiglie. Ho cercato di scappare, ma mi hanno inseguito. Solo allora ho estratto la pistola e ho sparato». Venti i colpi esplosi secondo le prime perizie, un’escalation di violenza inarrestabile che ha lasciato sul selciato tre giovani del posto.
Calvaruso ha dichiarato che la moto era sua e che non stava compiendo alcun furto, come invece avrebbero creduto gli aggressori. Il suo avvocato ha definito l’episodio «un tragico equivoco degenerato in pochi istanti», sottolineando che il giovane lavorava regolarmente e che quella sera aveva terminato il turno poco prima di recarsi a Monreale.
Le vittime e i risultati dell'autopsia
Le autopsie effettuate nei giorni successivi hanno fatto emergere i dettagli agghiaccianti della sparatoria. Salvatore Turdo, 23 anni, è stato ucciso da due colpi di pistola all’addome e al torace. Massimo Pirozzo, 26 anni, è stato colpito da un proiettile al collo, con uscita dal volto. Si attende l'esito dell'autopsia su Andrea Miceli, prevista per il 30 aprile.
Il superstite: «Non mi do pace»
Tra i presenti quella notte c’era anche Nicolò Cangemi, 33 anni, rimasto ferito di striscio alle gambe. È stato dimesso dall’ospedale Ingrassia e si trova ora a casa. Visibilmente scosso, ha dichiarato: «Non ho avuto nulla a che fare con la rissa. Sono rimasto coinvolto senza motivo. Conoscevo le vittime, non mi do pace per quanto accaduto».
Assistito dall’avvocato Giada Caputo, il superstite ha aggiunto che quella che doveva essere una serata normale si è trasformata in un inferno di violenza.
In attesa della decisione del gip
Nonostante le dichiarazioni rese da Calvaruso, il giudice non ha potuto porre domande, poiché il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ora si attende la decisione della gip Ivana Vassallo in merito alla convalida del fermo.
Nel frattempo, le forze dell’ordine continuano le indagini per identificare l’amico che si trovava con Calvaruso e per ricostruire ogni fase dell’accaduto, incluso l’utilizzo dell’arma, la cui provenienza non è ancora chiara.
I video sui social e lo choc della comunità
A rendere ancora più forte l’impatto emotivo della vicenda, la diffusione di un video su TikTok che mostrerebbe una parte della rissa: «Un colpo di casco, poi le pistole. Salvo mi è morto tra le braccia», recita il testo. Un contenuto che ha suscitato indignazione e dolore, soprattutto nella comunità di Monreale, dove le tre vittime erano conosciute e stimate.