Questa notte, a Torino, si è spento all'età di 105 anni Bruno Segre, una figura di rilievo nella Resistenza italiana e difensore dei diritti civili.

Avvocato di formazione, testimone delle atrocità delle leggi razziali e della persecuzione durante la dittatura nazifascista, Segre trovato senza vita nella sua abitazione torinese dalla badante che lo seguiva da tempo.

Il nipote, l'avvocato Ruben Segre, ha ricordato che Bruno Segre se n'è andato serenamente, resistendo fino all'ultimo.

Chi era Bruno Segre

Nato il 4 settembre 1918 a Torino e allievo di Einaudi, Segre si laureò in Giurisprudenza nel 1940, ma a causa delle leggi razziali non esercitò la professione di avvocato. Arrestato nel 1942 per disfattismo, dopo tre mesi di carcere entrò in clandestinità e si unì alla Resistenza. Nel 1944 fu catturato dai repubblichini e trattenuto nelle carceri di via Asti e alle Nuove. Dopo la guerra, diventò giornalista a "L’opinione" e "Mondo nuovo".

Tornato alla professione legale, difese il primo obiettore di coscienza italiano e fu uno dei sostenitori più ferventi del referendum sul divorzio. Inoltre, fu consigliere comunale del PSI, ma uscì quando Craxi divenne segretario.

Bruno Segre ricoprì importanti ruoli nella difesa dei diritti civili, tra cui la presidenza della Federazione provinciale torinese dell'Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti e la presidenza onoraria della Associazione Nazionale del Libero Pensiero "Giordano Bruno". Era anche presidente onorario della Consulta torinese per la laicità delle Istituzioni.

La sua scomparsa avviene proprio il 27 gennaio, la Giornata della Memoria. La sua figura ricordata come un difensore appassionato dei valori della Resistenza e dei diritti civili.

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