ROMA. Credo che Emanuela Orlandi sia entrata, con l'ingenuità dei suoi 15 anni, in un gioco troppo più grande di lei. Ritengo che sia stata sequestrata a fini di ricatto e poi riconsegnata da Renato De Pedis a qualcuno inviato dal Vaticano. Temo che, successivamente, sia morta".

Così in una intervista alla Stampa parla l'allora procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo che ha indagato sulla scomparsa della giovane. Sulla possibilità che ora si arrivi alla verità afferma: "Lo spero, ma lo ritengo improbabile. È comunque un segnale forte".

Lei, gli viene detto, ha indagato per 4 anni come titolare dell'inchiesta e altri 3 dopo che Pignatone aveva avocato il fascicolo: "Ho avuto libertà di indagare solo dal luglio 2008 al marzo 2012. La mia amarezza più grande è stata quella di essere arrivato a un punto di svolta e non essere riuscito a realizzarla per l'intervento di forze sconosciute, anche se individuabili. Individuabili per chi vuole capire cosa è accaduto.

Mi sono opposto all'archiviazione, spiegando che dovevano essere espletati ancora molti interrogatori e approfondite le circostanze della scomparsa di numerose altre ragazze". "I fatti - dice ancora - mi fanno concludere che, nel corso degli anni, il Vaticano non ha mai realmente collaborato con la magistratura italiana nel caso Orlandi.

Credo che vi siano ancora persone che conoscono la verità, alcune direttamente e altre indirettamente. E conoscere la verità, con particolari dettagli, per taluni è stato decisivo nella carriera". (ANSA)

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