È come finire dentro un limbo: centinaia, se non migliaia di persone - secondo la denuncia di Medicina Democratica - in attesa di test e tamponi a spese del servizio sanitario regionale nel frattempo costrette a rimanere a casa, in auto-quarantena. Per le quali la Fase 2, a ben vedere, non è mai cominciata. Sono diversi i casi segnalati. Il primo, quelli che sono stati accertati come positivi al Covid prima dell'11 maggio, che sono dichiarati guariti dopo 14 giorni di clinica silente e previo doppio tampone negativo a 24 ore di distanza, solo che "per questi esami si riscontrano notevoli ritardi". Seconda categoria, i cittadini in isolamento domiciliare fiduciario prima dell'11 maggio scorso perché considerati "casi sospetti", ma che non erano mai stati sottoposti a tampone. Secondo quanto definito dalla Regione per costoro l'isolamento si conclude dopo 14 giorni di clinica silente o, per coloro che erano asintomatici ma venuti in contatto con una persona Covid positiva, dopo 14 giorni dall'ultimo contatto. Il problema è che "questa indicazione - si spiega da Md - non fornisce al medico competente e al datore di lavoro alcuna specifica garanzia diagnostica della mancanza di contagiosità, essendo dimostrati casi di persone che sono risultate positive al tampone anche dopo 30 giorni trascorsi in assenza di sintomi. Molti lavoratori in queste condizioni hanno dovuto prolungare l'assenza dal lavoro. Per sbloccare la situazione il loro medico di medicina generale ha richiesto all'Ats il test sierologico, al quale deve seguire, in caso di positività, un successivo tampone, ma i tempi di attesa per il test sierologico e l'eventuale tampone anche in questo caso risultano estremamente lunghi". Problema simile per chi è un caso sospetto segnalato dopo l'11 maggio, data di inizio della Fase 2. Discorso a parte, ma collegato, è la richiesta delle organizzazioni sindacali - in testa la Filcams Cgil - di far fare il tampone anche ai lavoratori di mense e pulizie che entrano negli ospedali e nelle residenze per anziani, cosa che finora è avvenuta solo all'ospedale San Carlo e al Pio Albergo Trivulzio. "Questa situazione si traduce - sottolinea Vittorio Agnoletto, responsabile scientifico dell'Osservatorio Coronavirus - in un pesante disagio psicofisico, e in un aggravio economico sia per i singoli che per la collettività, che di fatto si trova a dover sostenere i costi del mancato rientro al lavoro, in termini previdenziali e assistenziali". Guardando un po' più in là, il limbo denunciato da Medicina Democratica, la quale ha posto la questione scrivendo anche al presidente della Regione Attilio Fontana e all'assessore alla Sanità Giulio Gallera, potrebbe avere delle ripercussioni anche sul funzionamento di Immuni. La app studiata dal governo da venerdì entrerà in funzione anche in Lombardia. Chi la installa potrebbe ricevere la comunicazione di essere entrato in contatto con un caso positivo e quindi ciò implicherebbe il dovere di isolarsi per 14 giorni: ma se il rischio è quello di non avere risposte certe e celeri tamponi e test, siamo davvero sicuri che tutti - in piena estate - saranno disposti a entrare nel "mondo di mezzo"? Fonte: Repubblica Leggi anche Coronavirus, bollettino 8 giugno: 65 morti in 24 ore, crescono i contagi. Ma la maggior parte in un'unica regione. Metti like alla pagina 41esimoparallelo e iscriviti al gruppo 41esimoparallelo

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