Tutti quanti a temere la patrimoniale o il prelievo forzoso. Ma alla fine il nemico della nostra pensione lo avevamo già in casa ed aveva già provveduto a tagliarci l'assegno mensile. Si chiama Covid 19, ha stravolto il nostro paese, costringendoci a stare a casa senza uscire. Ha bloccato le attività di tre quarti del paese, e nemmeno le pensioni l'hanno fatta franca. Alla fine ci rimettiamo un po' tutti, giovani lavoratori ed i pensionati.

E' inutile negarlo, il coronavirus è stato un vero e proprio tsunami, che ha lasciato vititme in ogni angolo del nostro paese. Dopo i danni che ha provocato nelle attività commerciali adesso ci tocca fare i conti con le erosioni degli importi delle pensioni. Cifre che andranno a diminuire per colpa dei radicali cambiamenti degli scenari economici previsti ed attesi per questo 2020. Sarà principalmente l'inflazione a modificare i calcoli previdenziali, che dal prossimo anno dovranno tenere conto di quanto accaduto nel corso di questa nuova crisi economica. A pagare dazio alla crisi, per primi, saranno quanti dovranno andare in pensione nei prossimi due o tre mesi, ma anche quanti hanno in programma di abbandonare l'attività lavorativa nei prossimi due o tre anni potranno risentirne. E molto probabilmente la botta, a livello economico, non sarà molto leggera.

Pensioni: quanto ci rimetteremo

Bene, fin qui è tutto chiaro. Ma quanto ci rimetteremo? La nostra pensione di quanto sarà tagliata? Iniziamo a spiegare con un crollo del Pil del 10% e con un effetto rimablzo per il 2021 ed il 2022 del 4%, i lavoratori che entreranno in pensione nei prossimi due si ritroveranno l'assegno tagliato tra il 2% ed il 4%. Quello a cui è necessario prestare una maggiore attenzione è questa seconda ipotesi: nel caso in cui l'economia dovesse attraversare un periodo di criticità un po' più lungo, per il mancato effetto rimbalzo dopo il crollo del 10% del Pil, gli scenari per la nostra pensione sarebbero molto probabilmente ancora peggiori.

Un lavoratore che dovesse entrate in pensione a stretto giro di posta, molto probabilmente subirà una perdita molto ridotta, se non vicina allo zero. Chi invece andrà in pensione tra un po' di anni, stando almeno ai calcoli effettuati da Epheso per il settimanale Panorama, potrebbe subire una sforbicita molto più ampia: si parla di un 6,6% sull'assegno mensile. Senza dubbio, però, il problema non sarà solo di quanti in pensionedevono ancora andarci, molto probabilmente potrebbero essere penalizzati quanti in pensione lo siano già. Con l'ultima finanziaria la rivalutazione piena al 100% è assicurata per gli importi fino a 4 volte il minimo. Dopodiché le quote iniziano a scendere col il crescere dell'assegno previdenziale. Nel caso in cui l'inflazione fosse al minmo, il timore è quello che la rivalutazione degli importi per il prossimo anno siano annullati.

E' bene sottolineare che in questo caso non siamo davanti a dei tagli in senso stretto. Ma di mancati aumenti. Quello che però finisce subito sotto la lente di osservatore anche poco attento è che potrebbe essere una vera e propria mannaia per gli importi fino a 2.060 euro mensili. Quanti, invece, superano questa cifra, potrebbero subire una rimodulazione meno severa: per questi assegni non è prevista una rivalutazione al 100%, ma solo parziale. Quindi l’adeguamento al costo della vita sarebbe molto più basso e dunque il contraccolpo sull’importo verrebbe a mancare.

Pensioni: gli scenari sembrano molto incerti

Il futuro delle pensioni, mai come adesso è stato così incerto. Secondo molti osservatori, lo scenario che possiamo aspettari nei pressimi anni non sarà sicuramente roseo. L'avvocato Celeste Collovati, che da anni si occupa dei maxi ricorsi per la rivalutazione degli importi delle pensioni, a ilGiornale.it ha dichiarato che un ulteriore blocco delle rivalutazioni si andrebbe ad aggiungere a quello mancato negli ultimi otto anni. Dunque l’effetto su un mancato incasso è necessario valutarlo su un arco di tempo più lungo e dunque più consistente. E per capire bene la questione basti considerare le proiezioni degli importi dello scorso ottobre sui prossimi tre anni con una sforbiciata di più più di 400 euro in un solo triennio.

Nei mesi scorsi era stata proprio la Cisl aveva tentato di tracciare quali potessero essere le stangate sugli assegni con il blocco delle rivalutazioni delle pensioni. Ad una prima stima si calcolava che ci potesse essere, per le pensioni comprese tra i 1.500 ed i 1.700 euro, dal 2020 un perdita di 10,74 euro e che potesse lievitare fino a 20,51 euro nel 2021. In un triennio una pensione potrebbe arrivare a perdere qualcosa come 467 euro, e negli anni successivi qualcosa come 267 euro.

Pensioni: coefficienti di rivalutazione

L'Inps nel Rapporto sui flussi di pensionamento fa sapere che il numero delle pensioni anticipate dei lavoratori dipendenti è passato dalle 18.471 del primo trimestre 2019 alle 34.687 del primo trimestre 2020. Questo dato non ci stupisce, dal momento che nel frattempo è entrata in vigore la pensione con "quota 100" che, però ha cominciato ad essere liquidata dal 1 aprile 2019 e solo per il settore privato. Lo dichiara Ignazio Ganga, Segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga. Fonte:  Trend-Online Leggi anche Pensioni, il taglio si avvicina. Ecco la nuova minaccia che fa tremare. Seguici su Facebook 41esimoparallelo

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