L’Assegno unico si prepara a cambiare volto. Lo aveva promesso Giorgia Meloni in campagna elettorale e lo ha ribadito pochi giorni fa il ministro della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Maria Roccella. Spiegando che l’obiettivo, oltre ad aumentare gli importi, è soprattutto quello di una riforma che premi le famiglie più numerose finora “maltrattate dal fisco”.

Operativo da marzo 2022, lo strumento ha assorbito altri istituti come il bonus nascita, l’assegno di natalità, l’assegno temporaneo e quello destinato ai nuclei con almeno tre figli. Si tratta di un sostegno economico riconosciuto alle famiglie per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni o senza limiti di età per figli disabili.

L’importo varia in base alla condizione economica del nucleo al momento della richiesta, da calcolare considerando la numerosità e la presenza di eventuali disabilità. L'assegno mensile arriva fino a 175 euro, che vengono riconosciuti a chi ha un Isee fino a 15mila euro, mentre per i redditi più alti scende progressivamente fino a un minimo di 50 euro (25 per i figli maggiorenni) in caso di Isee oltre 40mila o per chi non presenta dichiarazione.

Secondo Roccella, a non funzionare correttamente nell’attuale impostazione sarebbe in particolare il meccanismo che sta alla base dell’erogazione dell’assegno. Il riferimento è proprio all’Isee, cioè l’Indicatore della situazione economica equivalente, che nella formulazione vigente andrebbe a discapito delle famiglie numerose.

Secondo fonti di governo, l’idea alla base della riforma sarebbe quindi quella di alzare gli importi ma anche depotenziare l’Isee come parametro per la quantificazione dell’assegno, sostituendolo con il quoziente familiare e dunque il rapporto tra reddito e componenti del nucleo.

L’altra importante novità riguarderà appunto l’aumento dell’importo erogato ai nuclei familiari, per effetto della rivalutazione della prestazione al tasso di inflazione. In quest’ottica, essendo il carovita lievitato al 12,6%, si prevede un adeguamento non inferiore al 9% a gennaio 2023, che equivale a una crescita dell’assegno da 175 euro a 196 euro per le famiglie con Isee a 15mila euro e da 50 a 55 euro mensili per chi ha un Isee superiore a 40mila euro.

Non è chiaro se al di là degli adeguamenti per il carovita ci saranno altri aumenti. Il governo Meloni aveva promesso in campagna elettorale che la cifra media sarebbe cresciuta del 50% per tutti i livelli di Isee ma anche solo passare da 175 a 263 euro come somma massima per chi ha un reddito fino a 15 mila euro costerebbe almeno 6 miliardi. Si tratta di una spesa di gran lunga maggiore del tesoretto accumulato da Palazzo Chigi grazie alle rinunce.

Stando infatti ai dati sul ricorso alla misura, ne hanno usufruito meno di 10 milioni di figli anziché gli 11 milioni attesi e anche tra le famiglie beneficiarie, il 20% ha scelto di non presentare l'Isee accontentandosi del minimo di 50 euro al mese. Ne è conseguito per le casse dello Stato un risparmio di 2 miliardi, che potrebbero diventare al massimo 4 se il trend dovesse continuare.

C’è poi la questione degli assegni decurtati ai figli di vedovi. La sorpresa arrivata sui conti correnti per queste categorie di beneficiari nasce dal mancato riconoscimento di una maggiorazione concessa a due genitori lavoratori: con la scomparsa di uno, svanisce infatti anche il “premio”. Un danno che si somma alla beffa.

Altra novità del 2023 è che non servirà presentare una nuova domanda perché verrà rinnovata in modo automatico quella preesistente per chi presenta l’indicatore Isee. In pratica l’Inps erogherà l’assegno direttamente sull’Iban indicato dalle famiglie lo scorso anno, sempre che non vi siano state variazioni relative ai figli a carico.

Per tutti coloro che non presenteranno l’Isee, occorrerà compilare di nuovo la domanda dell’Assegno unico, effettuando un’autodichiarazione relativa alla situazione reddituale familiare come avvenuto lo scorso anno. In questo caso, spetterà un assegno pari al minimo di legge di 50 euro a figlio, salvo rivalutazione.

Quanto alle tempistiche, anche se un primo accenno al nuovo criterio è già contenuto nel dl Aiuti-quater, sarà probabilmente la legge di Bilancio a fare da traino: è lì infatti che si potrebbe giocare una prima manche che promette però di articolarsi in più fasi. Fonti del ministero hanno comunque voluto rassicurare sulla tempestività d’azione. “Interverremo presto per porre rimedio a queste situazioni”, hanno detto.

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