Sepolta viva a 22 anni

Per questo i parenti di Jennifer Zacconi, uccisa a 22 anni a Olmo di Martellago, avrebbero dovuto ottenere un indennizzo di 80mila euro dalla Presidenza del Consiglio. Ma i giudici della prima corte d’Appello di Roma, prima sezione civile, hanno ribaltato la sentenza di primo grado. La direttiva europea del 2004 non può essere applicata in favore di Giuseppe e Anna Maria Giannone, nonno e madre della vittima.

Il caso di Jennifer Zacconi

Ha inizio nell’aprile di quattordici anni fa. La ragazza era al nono mese di gravidanza ma l’uomo con cui aveva una relazione, Lucio Niero, non voleva nessun coinvolgimento. Dopo l’ennesima lite, l’uomo l’ha colpita fino a farla stramazzare a terra e, credendo di averla uccisa, l’ha seppellita in una buca: ma la ragazza respirava ancora, come ha confermato l’autopsia, ed è morta per il fango nelle vie respiratorie. Lucio Niero era stato condannato a 30 anni di carcere  

Nel 2013, in primo grado

Il giudice civile decise di concedere il risarcimento alla madre di Jessica, non al nonno.  

Ma adesso la Corte d’appello ribalta la sentenza

Per i giudici di secondo grado infatti la direttiva europea “deve ritenersi che non sia rivolta alla tutela delle vittime di reati commessi nei rispettivi territori nazionali, avendo invece il fine precipuo di armonizzare i singoli ordinamenti nazionali sì da conferire tutela alla cosiddette situazioni transfrotariele“.

In altre parole

La direttiva tutela soltanto le vittime che non sono residenti nel Paese in cui viene commesso il reato. Secondo la nuova sentenza inoltre, visto che la direttiva è legata “alla finalità di garanzia della libera circolazione” nella nozione di “vittima” non possano essere inclusi i parenti, che quindi non hanno diritto al risarcimento. L’avvocato Claudio Defilippi, che rappresenta madre e nonno della vittima, ha annunciato ricorso in Cassazione contro la sentenza. (IlFattoquotidiano)
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