E’ una versione politica di de Magistris a metà strada tra il leader populista e il capo neoborbonico quella che spinge il sindaco di Napoli, da radio Crc, a ipotizzare cosa sarebbe successo se il primo focolaio del contagio da Coronavirus fosse stato al Sud. «Se il contagio fosse partito dalla Campania e non dalla Lombardia, il primo decreto - dice - sarebbe stato quello di sparare a vista qualsiasi meridionale». Poi incalza: «Mi auguro che un domani potremmo raccontare la storia che siamo stati infettati da altri, ma che noi abbiamo contribuito alla cura».

Il revanscismo partenopeo di de Magistris poi cede il passo a un ragionamento sulla situazione dell’Italia. «Questo Paese - ha rilanciato sempre a radio Crc - o riscopre adesso un senso di equilibro sociale, umano, oppure vuol dire che non è un grande Paese. Il nuovo farmaco? Voglio ringraziare i tanti medici, quelli che sono rimasti, che insieme al personale sanitario, stanno facendo un lavoro incredibile, rischiando, ammalandosi, e questa notizia è davvero molto bella».

«Hanno distrutto la sanità pubblica»

Il successo della raccolta di fondi a favore degli ospedali italiani, compresa la campagna di crowdfunding a sostegno del Cotugno di Napoli, spinge il sindaco a una riflessione sulla sanità italiana- «La vera cosa che fa rabbia di questi giorni è che se oggi siamo così preoccupati, arrivando al punto di dover scegliere chi vivere e chi no, è perché negli scorsi anni si sono dimezzati gli operatori e i fondi alla sanità - conclude de Magistris - distruggendo in sostanza la sanità pubblica. Quando si fanno queste battaglie, non solo ideologiche, ma costituzionali è per l’uguaglianza nei confronti di tutti, affinché vengano tutti curati. Favorire una privatizzazione selvaggia è stato un danno non indifferente». Fonte: Corriere del Mezzogiorno Leggi anche Coronavirus, senzatetto denunciato per strada a Milano: non rispettava il decreto. Seguici su Facebook 41esimoparallelo

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