Il caso di Alessia Pifferi, la donna a processo a Milano per l'accusa di omicidio pluriaggravato per aver lasciato morire la figlia Diana di 18 mesi, prende una svolta. Si indaga sulle psicologhe del carcere di San Vittore e l'avvocata Alessia Pontenani per presunto falso ideologico.

Secondo quanto dichiarato dal pm Francesco De Tommasi, le due psicologhe avrebbero fornito a Pifferi una "tesi alternativa difensiva" basata su un possibile vizio di mente, manipolando la donna.

L'avvocata Alessia Pontenani è indagata per falso ideologico in relazione alla relazione delle psicologhe. In cui avrebbe attestato falsamente che la donna aveva un quoziente intellettivo molto basso.

Il presunto falso ideologico riguarda il "diario clinico" redatto dalle psicologhe, che avrebbero attestato con un test non adatto a fini diagnostici che Pifferi aveva un grave deficit intellettivo. Il pm sostiene che le psicologhe avrebbero svolto una vera e propria attività di consulenza difensiva. Non rientrante nelle loro competenze, e avrebbero manipolato i colloqui e le annotazioni nel diario clinico.

Le indagini si concentrano sul periodo tra il 21 luglio 2022 e il 3 maggio 2023. Gli avvenimenti contestati includono il supposto falso test psicodiagnostico e la manipolazione delle informazioni per giustificare la somministrazione del test.

Il caso è diventato complesso, coinvolgendo anche il lavoro degli psichiatri della Procura che hanno espresso perplessità sull'operato delle psicologhe.

La difesa di Alessia Pifferi

Ha richiesto una perizia psichiatrica per valutare la sua capacità di intendere e volere, con l'avvocata Pontenani valorizzando gli esiti della relazione delle psicologhe, parlando di un "gravissimo ritardo mentale" della donna.

La situazione si evolve con il deposito atteso della perizia psichiatrica a fine febbraio, mentre l'indagine sul presunto falso ideologico aggiunge ulteriori complessità al processo.

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