Strage del bus di Avellino, è definitiva la condanna a sei anni per Giovanni Castellucci
La Cassazione conferma la pena per l’ex ad di Autostrade per l’Italia: fu disastro colposo. In 40 morirono sul viadotto Acqualonga

La Cassazione ha reso definitiva la condanna a sei anni di reclusione per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, nel processo legato alla strage dell’Acqualonga, avvenuta il 28 luglio 2013 sull’A16, nel territorio di Monteforte Irpino (Avellino), dove un autobus precipitò da un viadotto provocando 40 morti.
Castellucci è stato ritenuto colpevole di disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Pronto a costituirsi, l’ex dirigente aveva già ricevuto la stessa condanna in appello, dopo una precedente assoluzione in primo grado.
Il disastro: 40 vittime e 10 superstiti
Quel tragico pomeriggio estivo, un pullman che trasportava una comitiva di famiglie di ritorno da una gita nei luoghi di Padre Pio perse il controllo lungo la discesa dell’autostrada A16, a causa del cedimento del giunto cardanico dell’impianto frenante. Il mezzo, senza freni, tamponò numerose auto in corsa e infine precipitò dal viadotto Acqualonga da un’altezza di oltre 40 metri, dopo che anche le barriere di protezione cedettero.
Trentotto persone morirono sul colpo, altre due nei giorni successivi. Solo dieci i superstiti. L’autista, Ciro Lametta, era il fratello del titolare dell’agenzia che aveva organizzato il viaggio.
Le responsabilità di Autostrade
Secondo l’accusa, Castellucci e altri dirigenti di Aspi non avrebbero provveduto alla riqualificazione delle barriere di sicurezza del viadotto, che si sarebbero rivelate decisive nel prevenire la tragedia. La mancata sostituzione delle barriere non a norma, da tempo segnalate, è stata uno dei punti centrali dell’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio di 15 persone, tra cui 12 dirigenti ed ex dirigenti di Autostrade.
Oltre a Castellucci, la Cassazione ha confermato anche le condanne per altri funzionari e dipendenti del Tronco autostradale. Il proprietario del bus, Gennaro Lametta, è stato condannato a nove anni, mentre Antonietta Ceriola, ex dipendente della Motorizzazione civile di Napoli, a quattro anni.
La lunga battaglia giudiziaria
La tragedia dell’Acqualonga resta una delle più gravi mai avvenute sulle autostrade italiane. Il processo ha attraversato più gradi di giudizio, con una prima assoluzione per Castellucci, poi ribaltata in appello nel settembre 2023, fino alla definitiva pronuncia della Cassazione.
L’esito odierno rappresenta una svolta dolorosa ma necessaria per le famiglie delle vittime, che da oltre un decennio chiedono giustizia per una strage annunciata e – secondo gli inquirenti – evitabile.