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Una telefonata dai toni accesi ha visto protagonisti il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la premier danese, Mette Frederiksen. Il tema? L’interesse di Trump per l’acquisto della Groenlandia. Una discussione che ha suscitato preoccupazioni in Danimarca e ha riacceso il dibattito sul valore strategico e geopolitico dell’isola artica.

Una telefonata "infuocata"

Secondo fonti europee citate dal Financial Times, Trump avrebbe adottato un linguaggio «aggressivo e polemico» durante la conversazione telefonica, durata circa 45 minuti. I funzionari danesi hanno descritto la chiamata come una «doccia fredda», evidenziando che il presidente USA sembra prendere la questione molto sul serio.

«La Groenlandia non è in vendita»

Il primo ministro groenlandese, Mute Edege, ha risposto con fermezza: «La Groenlandia non è in vendita, né lo sarà mai». Una posizione condivisa dal governo danese e dall’opinione pubblica. Anche l’europarlamentare danese Anders Vistisen ha reagito duramente, dichiarando senza mezzi termini: «La Groenlandia non è in vendita! Mr. Trump, vaff**.

Perché Trump vuole la Groenlandia

L’interesse di Trump per la Groenlandia si basa su fattori geopolitici e strategici:

  1. Posizione geografica: L’isola è un punto chiave tra Stati Uniti, Europa e Russia, rendendola essenziale per la Nato e per il posizionamento militare USA.
  2. Risorse naturali: La Groenlandia è ricca di minerali rari, uranio, petrolio e gas naturale, cruciali per le tecnologie avanzate e l’industria energetica.
  3. Base militare: L’isola ospita una base americana fondamentale per la sicurezza nazionale.

Il contesto internazionale

L’interesse americano per la Groenlandia non è nuovo. Tuttavia, l’idea di Trump di acquisire l’isola riafferma l’importanza della regione artica nella competizione globale tra superpotenze. Cina e Russia, infatti, stanno investendo massicciamente nell’Artico, spingendo gli USA a rafforzare la propria presenza nella zona.

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