Giornata Mondiale contro l’AIDS: un’emergenza ancora attuale
«Ogni giorno l’AIDS uccide 250 giovani. Le ragazze adolescenti sono le più a rischio»

Nonostante i progressi nella lotta contro l’HIV/AIDS, questa pandemia continua a colpire duramente, specialmente i più giovani. Ogni giorno, 250 bambini sotto i 14 anni muoiono a causa della malattia, con un impatto particolarmente grave sulle giovani donne. Questo drammatico scenario è stato evidenziato dall’Unicef in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS, che si celebra il 1° dicembre.
Una giornata per sensibilizzare e informare
La Giornata Mondiale contro l’AIDS è stata istituita nel 1988 durante un Summit mondiale dei ministri della sanità. È la prima giornata internazionale dedicata alla salute, inizialmente gestita dall’UNAIDS, l’agenzia delle Nazioni Unite contro l’AIDS. L’obiettivo principale di questa ricorrenza è promuovere la prevenzione, sensibilizzare l’opinione pubblica e combattere i pregiudizi legati alla malattia.
I numeri allarmanti dell’HIV nel 2023
Secondo i dati del 2023, ogni giorno 330 bambini tra 0 e 14 anni contraggono il virus dell’HIV. Oltre 90.000 bambini e adolescenti sono morti a causa dell’AIDS, e il 73% di loro aveva meno di 10 anni. Questo riflette un grave problema di accesso alle terapie antiretrovirali (ART), fondamentali per il trattamento del virus.
Mentre il 77% degli adulti sieropositivi ha accesso ai trattamenti, solo il 57% dei bambini sotto i 14 anni e il 65% degli adolescenti tra i 15 e i 19 anni riescono a riceverli. Le ragazze adolescenti sono particolarmente vulnerabili: nel 2023, ben 96.000 giovani tra 15 e 19 anni hanno contratto l’HIV, contro 41.000 ragazzi. La situazione è ancora più grave in Africa subsahariana, dove il 90% dei nuovi contagi tra adolescenti riguarda le ragazze.
Barriere e discriminazioni: ostacoli da superare
Uno dei principali ostacoli nella lotta all’HIV/AIDS è la mancanza di accesso universale alle cure. Secondo UNAIDS, 9,3 milioni di persone tra le 39,9 milioni affette da HIV nel mondo non ricevono terapie salvavita. Tra le cause principali vi sono discriminazioni, violenza di genere e carenze nell’educazione sanitaria.
Winnie Byanyima, direttrice esecutiva di UNAIDS, ha dichiarato: «Le violazioni dei diritti umani impediscono di porre fine all’AIDS. Discriminazioni e violenze compromettono l’accesso ai servizi essenziali per salvare vite».
Prospettive future e segnali di speranza
Nonostante il quadro allarmante, ci sono progressi significativi. Diciannove Paesi hanno ottenuto la certificazione per l’eliminazione della trasmissione madre-figlio dell’HIV e/o della sifilide. Tra questi, spiccano Botswana, Namibia, Belize e Giamaica.
Tuttavia, l’Unicef sottolinea che i bambini e gli adolescenti non beneficiano ancora appieno dell’accesso su larga scala ai servizi di prevenzione e cura. «Molti Paesi hanno fatto passi avanti, ma i giovani restano indietro», afferma Anurita Bains, Direttrice Associata per l’HIV/AIDS.
Il simbolo della lotta: il nastro rosso
Il Red Ribbon, ideato nel 1991, rappresenta solidarietà e sostegno verso le persone affette da HIV. Un momento simbolico si ebbe nel 1992, durante il tributo a Freddie Mercury, quando vennero distribuiti oltre 100.000 nastri rossi al Wembley Stadium.
L’impegno italiano: la Lombardia si illumina di rosso
In Italia, la Regione Lombardia ha partecipato alla Giornata Mondiale contro l’AIDS illuminando i suoi palazzi di rosso. «Non possiamo abbassare la guardia», ha dichiarato Attilio Fontana, presidente della Regione, annunciando una nuova campagna di sensibilizzazione contro le infezioni sessualmente trasmissibili.
Porre fine all’AIDS richiede uno sforzo collettivo globale. Accesso alle cure, educazione sessuale e lotta alla discriminazione sono fondamentali per salvare vite e garantire un futuro libero dalla pandemia. La Giornata Mondiale contro l’AIDS rappresenta un’occasione per rinnovare il nostro impegno in questa battaglia.